Targhe in pietra

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Le targhe in pietra le trovi fin dall’antica Roma, perché il problema della sporcizia nelle strade era molto sentito nonostante i romani fossero un popolo evoluto e tendenzialmente pulito. Infatti gli acquedotti che costruivano, servivano a portare l’acqua nelle case e i romani furono i primi ad avere un sistema di acqua corrente simile a quello dei nostri giorni.

Tuttavia le strade erano sporche perché l’immondizia veniva gettata addirittura dalle finestre e, anche se si trattava di materiali assolutamente biodegradabili, rappresentava un problema di igiene pubblica tanto che Cesare, con l’editto di Eraclea, bandì  una gara d’appalto pubblico per la pulizia delle strade ripartendo le relative spese “alla romana” e cioè per metà alla pubblica amministrazione e per metà ai padroni di casa. Però anche secoli dopo il problema ha continuato a sussistere.

 

Targa con ordinanza di divieto di gettare la spazzatura

 

Ne sono la dimostrazione le numerose targhe in pietra del 600’ e ‘700 che troviamo affisse sui muri dei palazzi e delle chiese del centro storico di Roma come quella nella foto che si trova a Vicolo della Volpe dietro piazza Navona: riporta il divieto di buttare l’immondizia e la sanzione di dieci scudi in caso di violazione, secondo quanto previsto dall’editto del 9 settembre 1732. In altre targhe erano previste anche pene corporali, fino anche alla scomunica come in quella affissa alla chiesa di San Teodoro. Se vuoi l’elenco delle vie dove si trovano le targhe vai al sito sulle curiosità romane fatto molto bene. 

Alcune di esse mi hanno fatto sorridere per la loro ubicazione in strade quasi sempre piene di spazzatura a testimoniare che a tutt’oggi, dopo quasi trecento anni, le cose non sono cambiate. 

Ma Roma è anche questo: è il vicolo con i sacchi della spazzatura appoggiati al muro di un hotel a cinque stelle; è la famigliola di ratti che si rincorre lungo i bordi dei marciapiedi; è il terribile odore che esce dai secchioni condominiali dell’immondizia o dai cassonetti durante l’estate, e non solo. Poi entri in una chiesa o in un palazzo  e subisci l’incanto degli stucchi, dei dipinti, degli ori, delle sculture; per un momento riesci a vedere solo la bellezza dimenticandoti della trascuratezza di una città che può e deve essere migliorata.

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